Dopo due anni di stop forzato, tornano i Lab REE

In questo articolo, i risultati e l’esperienza degli studenti magistrali che hanno partecipato

Il 14 dicembre si è tenuta in Aula Pellizzi una presentazione dei progetti degli studenti magistrali che hanno preso parte ai Laboratori REE, attività laboratoriali della durata di circa un semestre, atte ad insegnare sul campo l’approccio teorico-scientifico illustrato in aula.

Si tratta di un modello di insegnamento proposto dall’Unione Europea nell’ambito del Progetto 4EU+ Alliance, che da peso all’apprendimento universitario attraverso casi di studio reali e applicativi. In aggiunta alle ore di lezione strutturate secondo una didattica tradizionale, viene data agli studenti la possibilità di toccare con mano strumenti e tecniche insegnate. La miscela di teoria e pratica fa si che si riescano a memorizzare maggiormente le nozioni illustrate in aula e di svolgere attività di ricerca in prima persona.

Come afferma il Professor Oberti, Presidente del Corso di Laurea Magistrale in Scienze Agrarie per la Sostenibilità: “questo tipo di approccio laboratoriale si riesce ad applicare a molti insegnamenti delle nostre lauree magistrali, pensate e strutturate a preparare gli studenti ad applicazioni pratiche e spendibili sul mondo del lavoro”.

I progetti presentati sono stati tre:

FRU-BQE propone lo studio del miglioramento di diverse varietà di melo, in particolare resistenti alla ticchiolatura, patologia fungina nemica della specie. Il fungo crea un grave danno ai frutti che una volta danneggiati, risultano non commerciabili. Tuttavia, come presentato da Cristina Teruzzi e Gianluca Biffi, è interessante dal punto di vista della prevenzione, svolgere analisi distruttive e ottiche al fine di creare modelli predittivi. Le loro analisi sono state svolte sul campo e su ben 10 varietà di mele.

Smartcow è un progetto di zootecnia di precisione mirato alla gestione della salute e del benessere dei bovini. Quest’anno il laboratorio è stato dedicato alla gestione dei giovani animali. Questo aspetto, spesso trascurato, è un importante fattore economico nell’allevamento dei bovini da latte. Lo studio è stato condotto presso l’allevamento sperimentale Menozzi dell’Università degli Studi di Milano a Landriano. Il progetto si è basato sull’utilizzo di una termocamera a infrarossi e accelerometri tridimensionali, associati a indicatori di benessere, per ottenere una diagnosi precoce delle malattie. Come ci spiega il team che ha svolto la presentazione, l’utilizzo di tali strumentazioni permette di ottenere un numero elevato d’informazioni in tempo breve e, di conseguenza, una maggiore efficacia della terapia applicata.  Ma non solo, benessere animale vuol dire anche maggiore sostenibilità ambientale, paramento che ogni allevatore dovrebbe prendere in considerazione. 

smart cow foto di gruppo

Infine, il laboratorio RUMEN era orientato verso l’alimentazione di precisione utilizzando degli additivi a base di olii essenziali per modulare le fermentazioni ruminali. I ragazzi hanno utilizzato il fluido ruminale prelevato delle bovine allevate presso l’azienda didattico sperimentale dell’università situata a Cornaredo a cui era stato somministrato l’additivo. Con questo fluido sono state effettuate delle prove di fermentazione in laboratorio con diversi metodi. Successivamente, tramite differenti analisi, si è verificato l’effetto dell’additivo nel modificare la proporzione di acidi grassi volatili prodotti. Inoltre, si è valutato l’effetto dell’additivo nel modulare il pH ruminale, con lo scopo di limitare l’insorgenza di malattie quali l’acidosi e subacidosi ruminale, e nell’abbassare il metano prodotto. 

Foto gruppo REE RUMEN

SmartCow e Rumen sono due laboratori che quest’estate hanno partecipato al prima edizione del workshop itinerante incentrato sulle tecniche di precision livestock farming (PLF), assieme alle università di Napoli, Bologna e Piacenza.

I ragazzi durante le loro presentazioni hanno condiviso unanimemente l’importanza e l’utilità di mettere in pratica nozioni teoriche, attività che durante gli anni di pandemia non era stato possibile sperimentare.