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Giulio Vicentini vola in Giappone per studiare un gene caratteristico della pianta del riso – Intervista al PhD DiSAA originario di Legnago che lavora in un laboratorio con strumentazioni giapponese di ultima generazione e oltre al sushi mangia pesci editati con la tecnologia CRISPR

Ciao Giulio, come ti trovi in Giappone?

Bene, anche se qui i ritmi sono tosti. Lavorano con grande intensità. Lo stereotipo del giapponese che vive e dorme in ufficio è giusto.

Dove sei esattamente?

A Nagoya, non lontano da Kyoto, la capitale culturale del Giappone, dove andrò in visita con i miei colleghi questo weekend.

Ah ma quindi sono socievoli i giapponesi?

Mah, non so se lo facciano per piacere o per dovere. Appena arrivato mi accompagnavano ovunque, magari gliel’aveva detto un loro professore. Qui è prassi, va fatto così per educazione e accoglienza.

Ti trovi bene con i colleghi?

Si, si lavora tanto quindi non c’è spazio per molto altro nella settimana. Sicuramente la barriera linguistica rende più difficile la comunicazione, anche quando sono in giro.

Parlano inglese per la strada?

Mmmm, poco. Di stranieri che vivono qui non ce ne sono molti. Al massimo qualche coreano o cinese…che per me sono impossibili da riconoscere!

Sono un popolo conservatore?

Si, ma non la considero una cosa negativa. Per esempio, molti strumenti che acquistano per il laboratorio sono di produzione interamente giapponese. La terra che usiamo è prodotta in Giappone, gli enzimi e le plastiche anche. A differenza nostra, che compriamo molto dagli USA, penso alla strumentazione che abbiamo noi in laboratorio, qui comprano molti prodotti giapponesi.

Anche strumenti sofisticati?

Si sì anche i microscopi per la microscopia a raggi X. SI tratta di oggetti prodotti da una piccola azienda giapponese il cui sito e istruzioni sono solo in giapponese.

Come sei finito all’Università di Nagoya, Graduate School of Bioagricultural Sciences and School of Agricultural Sciences?

Al triennio ho studiato biologia, poi per la magistrale mi sono trasferito a Milano per studiare biologia applicata alle scienze della nutrizione. Ho fatto la tesi con il Prof. Fornara che mi ha messo in contatto con Vittoria Brambilla del DiSAA. In pratica, studio un gene di riso necessario per inibire la crescita degli internodi nella pianta. Questo gene che si chiama PINE1, serve per mantenere il fusto non allungato quando la pianta non deve fiorire. Quando i segnali ambientali sono favorevoli per la fioritura, PINE1 non è più espresso e questo permette alla pianta di allungare gli internodi e  portare in alto la pannocchia.

Beh in Giappone sono esperti di riso…

Certo. Sono i migliori. Mentre studiavo questo gene, nel 2019, sono uscito con una pubblicazione. I giapponesi qui all’Università di Nagoya hanno pubblicato un articolo sullo stesso gene su Nature nel 2020. Quindi ci siamo sentiti via mail, e da qui si è sviluppata la nostra attuale collaborazione.

Quindi siete accumunati dalla ricerca.

Loro in realtà sono molto più avanti. Al nostro gruppo di ricerca il gene è capitato sotto mano quasi per caso. Loro invece hanno un laboratorio tutto concentrato su questo tipo di studi, ovvero sull’allungamento degli internodi. Sono circa 20 persone a lavorare su questo ogni giorno, da anni.

Quali sono i vantaggi di allungare gli internodi?

Pensa che il fusto di riso quando la pianta non deve fiorire è alto circa 2 cm. Quindi se non si allungasse durante la fioritura la pannocchia non la vedresti neanche. Durante lo sviluppo della pannocchia, questa è rivestita da foglie che la proteggono. Ma ad un certo punto, la pannocchia dovrà essere esposta all’ambiente per favorire la corretta maturazione dei semi e la loro dispersione (o la raccolta da parte dell’uomo). L’allungamento degli internodi causa la fuoriuscita della pannocchia dalle foglie che la rivestono e la espone all’ambiente esterno.

È facile trovare lavoro dopo aver studiato il riso cosi da vicino?

Beh è come studiare moda a Milano, forse. Se ti occupi di riso qui in Giappone il lavoro lo trovi. E si vede dal know-how che c’è in laboratorio. Hanno tante cose specifiche sul riso, per esempio dei terreni ultra specifici solo per il riso. Ancora una volta è una produzione tutta giapponese.

Hanno anche loro specializzazioni diverse, all’interno della facoltà di agraria?

Il dipartimento dove lavoro io è di agraria ma è inserito all’interno di un campus grande dove ci sono tutte le scienze, una sorta di politecnico.

Stanno studiando qualcosa di cui non ci siamo ancora occupati?

Beh, per esempio qui da loro è legale mangiare CRISPR.

Cioè?

Cioè ci sono piante editate disponibili per la vendita. Nel nostro laboratorio in Italia stiamo provando a produrre piante editate resistenti alla siccità e alle malattie. Purtroppo anche se riuscissimo a produrle, in Italia la legge non ne permette la coltivazione. Peccato perché queste nuove tecniche di editing genetico muoverebbero fondi anche da parte delle aziende proprio come succede qui in Giappone.

Cosa hai mangiato di editato?

Ora hanno in commercio pomodori editati, che producono una quantità abbondante di acido γ-amminobutirrico rispetto ai “normali pomodori”. Questo acido sembra avere effetti positivi per migliorare il sonno e lo stress, anche se non ne so molto a riguardo. In commercio sono disponibili anche pesci editati, che semplicemente presentano una massa muscolare maggiore rispetto ai corrispettivi “normali”. Ho sentito che stanno anche editando il pesce palla per renderlo non velenoso, in modo da facilitarne la preparazione per il consumo.   In generale credo che prima o poi le tecniche CRISPR dovranno essere usate anche da noi, per far fronte ai cambiamenti climatici e alla necessità di sfamare una popolazione in continua crescita.

Infine un’ultima domanda. Che cosa mangi oltre al riso?

Meno sushi di quello che mi aspettassi. I piatti tradizionali che trovo quotidianamente in mensa sono il Ramen, la Soba, il Curry che adoro. Beh un po’ la pasta italiana mi manca…

Ma ti cucini?

Qui nella stanza dello studentato dove vivo ho una piastra a induzione e un microonde ma li uso raramente. Abbiamo la mensa, o sennò andiamo a mangiare fuori che risulta molto economico.

E per il resto il costo della vita com’è?

Non così diverso dall’Italia. Un biglietto della metro costa esattamente come a Milano. Alloggio in una camera singola in uno studentato dell’università che dista 15 minuti a piedi dal laboratorio, l’affitto è circa 250 euro al mese. Sicuramente più economico di Milano, che come si sa non è così amichevole con i prezzi degli affitti.