Nelle materie scientifiche la parità di genere è ancora lontana

Combattere i pregiudizi che ancora impediscono a molte ragazze di scegliere le materie scientifiche per i loro studi universitari, e alle donne di fare carriera con le stesse opportunità dei colleghi maschi negli ambiti scientifici, è l’obiettivo della Giornata internazionale per le donne e le ragazze nella scienza, ogni 11 febbraio. Vittoria Brambilla, Referente delle Politiche di Genere del Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali (DiSAA) presso l’Università degli Studi di Milano: “Credo che le donne che lavorano oggi nelle università e nella scienza debbano fare da “apripista” per  le studentesse in arrivo. Le insegnanti donne, condividendo le loro esperienze con  le giovani, le possono aiutare a gestire situazioni difficili legate alla carriera, come il doversi organizzare tra ricerca e famiglia e a prendere fiducia nelle loro capacità di leadership. È fondamentale infondere fiducia nelle giovani, perché sono loro a rappresentare il futuro.”

Ogni 11 febbraio si celebra la Giornata internazionale per le donne e le ragazze nella scienza. Una ricorrenza istituita dalle Nazioni Unite nel 2015 per promuovere l’uguaglianza di genere in campo scientifico e favorire l’equa partecipazione femminile nella scienza. Stereotipi e pregiudizi, infatti, impediscono ancora che vi siano pari opportunità nelle carriere scientifiche, che per le donne sono spesso un percorso a ostacoli.

In Italia, il numero di ragazze che dopo le scuole superiori opta per le cosiddette materie STEM, acronimo che in inglese sta per scienza, tecnologia, ingegneria e matematica, è in crescita, ma il divario di genere resta molto forte. Secondo i dati ISTAT, nel 2019 solo il 16,2% delle donne aveva una laurea in una disciplina STEM, percentuale che saliva al 37,3% tra gli uomini.   La situazione si invertiva per le materie umanistiche, in cui le laureate rappresentavano il 30,1% contro il 15,6% dei laureati.

Sulle ragioni di questo divario Vittoria Brambilla, Referente delle Politiche di Genere del Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali (DiSAA) presso l’Università degli Studi di Milano spiega:“C’è l’idea comune che le materie STEM siano più ‘da maschio’. Questo disincentiva le ragazze, che pensano a intraprendere una carriera umanistica, magari perché considerata più facile, anche se in realtà non è così. Una cosa è certa, i laureati STEM oggi tendono a guadagnare di più. . Perciò la scelta di altre discipline rischia di avere ricadute importanti sul futuro delle ragazze che devono sentirsi libere di scegliere la loro professione quanto i loro coetanei maschi”. 

Inoltre nel mondo di oggi non ci si può permettere che il talento di tante ragazze per le discipline scientifiche vada perso a causa di luoghi comuni o per la mancanza di sostegno da una società in cui molte giovani temono di non riuscire a coniugare una carriera in ambito scientifico con una famiglia e dei figli.

“È molto importante anche l’educazione che si riceve in famiglia, ma c’è di più” continua Brambilla, che è riuscita a combinare il suo post-dottorato con la nascita della figlia più grande, e oggi è madre di due bambine. “Credo che le donne che lavorano oggi nelle università e nella scienza debbano fare da “apripista” per le studentesse in arrivo. Le insegnanti donne, condividendo le loro esperienze con le giovani, le possono aiutare a gestire situazioni difficili legate alla carriera, come il doversi organizzare tra ricerca e famiglia e a prendere fiducia nelle loro capacità di leadership. È fondamentale infondere fiducia nelle giovani, perché sono loro a rappresentare il futuro.”

Nonostante alcuni corsi di laurea rimangano frequentati soprattutto da maschi, sono molte le studentesse e laureate nei laboratori del DiSAA. La dott.ssa Brambilla, ad esempio, alterna la docenza con gli esperimenti di genetica e biologia molecolare delle piante, una sua grande passione che ha studiato e coltivato durante esperienze di studio e lavoro all’estero. “La carriera nella ricerca scientifica non ha confini, è un ambiente incredibilmente stimolante e internazionale e c’è sempre un modo per combinare lavoro e famiglia: ci vuole un po’ di organizzazione ma si può!” afferma Brambilla.

Brambilla collabora spesso con altre ricercatrici. Ad esempio nel Progetto Mendel200, attività di divulgazione in occasione dei 200 anni dalla nascita del padre della genetica. Ma è anche impegnata in attività di sensibilizzazione alla ricerca scientifica, in particolare in agricoltura, con l’Associazione Luca Coscioni. Che proprio per venerdì 11 ha organizzato un talk dal titolo “La Scuola La Scienza” per raccontare esperienze di vita tutte al femminile, un evento a cui parteciperà anche Brambilla in qualità di relatrice “A chi mi dice che è impossibile fare figli e carriera rispondo: magari per noi mamme è più faticoso nel primo periodo, ma i bambini crescono in fretta mentre il lavoro resta e due tre anni nella carriera di una persona non sono nulla” dice Brambilla. “Io sono contenta di non aver rinunciato alla mia passione!”