#MeetTheStudents

Una chiacchierata con Simone di Vito, originario di Villa Cortese, classe 2001, studente del terzo anno di produzione e protezione delle piante e del verde nonché attuale rappresentate degli studenti del suo corso di laurea.  

Complimenti per il tuo ruolo da rappresentante degli studenti.

Ah grazie, l’anno scorso lo facevo in via ufficiosa in quanto non c’erano volontari, quest’anno sono stato ufficialmente eletto.

In cosa consiste il ruolo di rappresentante degli studenti?

A livello pratico le mie mansioni sono di presenziare ai vari collegi e riunioni amministrative del dipartimento al fine di dar voce agli studenti. Raccolgo le loro lamentele, i loro problemi pratici o amministrativi….

Fammi un esempio.

Ho fatto presente in consiglio i numerosi problemi che c’erano con l’esame di matematica del primo anno…

Ah la matematica, che scoglio…

Sono stato contento perchè gli studenti mi hanno fatto notare che ora matematica è molto più comprensibile e l’esame è più fattibile. Bisogna sempre studiare eh…. Come pure per l’esame di fisica. Sono in molti a prenderlo sotto gamba ma l’esame non è banale, ed è propedeutico per il tirocinio. Se non si passa si finisce per non riuscire ad arrivare alla laurea nei 3 anni previsti.

Qual è la tua materia preferita?

Sono cambiate con gli anni. All’inizio erano agronomia ed ecologia. Ora mi sono appassionato a patologia vegetale tanto che ho scelto come opzionale diagnostica fitopatologica con il Prof. Bianco

Che scuole superiori hai frequentato?

Il tecnico agrario. è da li che nasce la mia passione per le piante. Ammetto che al momento dell’iscrizione all’università ero indeciso con il percorso di agricoltura sostenibile. Poi ho scelto produzione e protezione delle piante e del verde proprio perché era più incentrato sulle piante. Ma mi piace anche la biotecnologia.

C’è tanto lavoro pratico?

A partire del secondo anno sempre di più.

Devo ringraziare quei prof del primo anno che ci hanno consentito di svolgere lavoro pratico lo scorso anno anche in tempi di covid, quando non si poteva andare nelle aziende tecnico sperimentali dell’università, e così loro ci hanno portato le piante in classe quelle poche volte che ci potevamo essere. Ora siamo finalmente tornati a regime e abbiamo già fatto diverse uscite.

Per esempio?

Per il laboratorio di chimica del suolo in cui abbiamo svolto sia analisi sul suolo che sugli elementi nutritivi.

Quindi non vi occupate solo di piante…

No, non siamo botanici, bensì agronomi.

Spiegami bene la differenza.

Il botanico si sofferma sulla pianta e solo sulla pianta mentre l’agronomo guarda all’insieme.

Per esempio, per un’analisi più accurata, al di la della pianta, ci sono da considerare il terreno, l’insetto che le gira attorno, l’ambiente in cui è inserita etc…queste sono tutte cose che un buon agronomo dovrebbe controllare, e in chimica del suolo abbiamo visto l’importanza del suolo.

Come si è svolto il laboratorio?

È stato molto utile per capire come eseguire le raccolte di campioni. Vedi, nel caso di chimica del suolo bisogna fare attenzione alle zone di calpestio, evitare i bordi del campo, fare in modo che i campioni siano presi non tutti nella stessa zona o alla stessa profondità.

Giusto.

Questo laboratorio è risultato molto utile nel mio caso anche perché facendo io volontariato in una scuola ebraica ho utilizzato queste competenze per valutare il terreno della scuola avesse delle problematiche relative alla presenza di metalli pesanti. Quindi vedi, alla fine questa laurea ti offre competenze utili per atterrare in piedi nel mondo lavorativo.

Quando ci siamo conosciuti lo scorso anno, hai presentato il tuo progetto di RoofTop Agriculture. Che ne è stato?

Beh quel progetto in particolare era per un bando per cui poi non sono stato selezionato, ma pazienza, è stato utile preparare la presentazione per quell’evento e nel frattempo sto facendo la tesi con il prof Ferrante sul Vertical Farming. Quindi quello è stato un primo approccio a quella che è la mia attuale passione ed interesse. Mi piacerebbe proseguire in quell’ambito.

Ma non volevi fare patologia vegetale….Mi sa che sei proprio appassionato di questa facoltà.

Si, in questo momento credo che i sistemi fuori suolo siano il game changer per sfamare una popolazione in continua crescita.

Credo anch’io anche se sono convinta incontreremo non poche resistenze.

Molte persone credono ancora che le colture fuori suolo non siano “naturali”. Siamo ancora molto legati all’agricoltura tradizionale.

E invece pensa a quanto è cambiata la figura dell’agricoltore negli ultimi anni….

Si, ora l’agricoltore sta dietro al monitor. Parlavo di mungitura automatica con un’azienda lattiera dove facevo lo stage durante il mio percorso da perito agrario. Gli allevatori mi guardavano sbalorditi.

Pensa che l’agricoltura è il mestiere più antico al mondo, le cui tradizioni sono molto radicate.

Eh lo so, ma forse dovremmo imparare a lasciare le tradizioni da parte, o se non altro a non temere le innovazioni.

Dove vorresti andare a lavorare dopo l’università?

Mi piacerebbe andare ad insegnare, oppure intraprendere la strada del fitosanitario.

Consiglieresti il DiSAA ad uno studente oggi al quinto anno di superiori?

Consiglierei soprattutto di fare una scelta che piace. E questo dipartimento, se interessa l’agricoltura, è l’ideale. Si respira innovazione, si progettano spazi verdi, si parla di futuro e si sta costruendo l’agricoltura del futuro, cosa che manca in Italia.

In ogni caso, qui al DiSAA si sta bene. Anche dal punto di vista della socialità. Io ho stretto grandi amicizie che spero mi porterò dietro tutta la vita indipendentemente da dove andrò a lavorare in futuro.